Le scie by Arrigo Petacco

Le scie by Arrigo Petacco

autore:Arrigo Petacco [Petacco, Arrigo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-26T12:24:30+00:00


I carabinieri ricomparvero sul monte Labbro la notte del 19

novembre 1873. Questa volta fu adottata una tattica diversa dalla precedente: niente clamori ed esibizioni inutili, ma segretezza assoluta e rapidità nell’azione, come se si trattasse di un colpo di mano in territorio nemico. David venne catturato all’alba mentre lasciava il Campo di Cristo per recarsi all’eremo a recitare il mattutino. Tutto si svolse in pochi minuti: un delegato di pubblica sicurezza che accompagnava i carabinieri lo dichiarò in arresto mentre due militi provvedevano a cingergli i polsi con le catene. Poi lo trascinarono via senza neppure consentirgli di rientrare in casa a salutare i familiari e a rifornirsi degli abiti e delle altre cose necessarie. L’arresto del profeta non passò tuttavia inosservato al frate Imperiuzzi che, impensierito per il suo ritardo, si era affacciato sulla sommità del monte. «Io che abitavo nell’eremo» racconterà il filippino «fui il primo ad accorgermi dell’accaduto perché lo vidi accompagnato dai soldati mentre passava sotto le falde della montagna.

Scesi immediatamente al podere di Vichi per avvertire la moglie e i figli che si misero a piangere con grande costernazione.» A ordinare l’arresto di David Lazzaretti era stato questa volta il giudice Carlo Mentale del tribunale di Rieti sulla base di un rapporto fattogli pervenire dalla sottoprefettura della stessa città. Nel mandato di cattura venivano mosse a David le accuse di truffa continuata, di vagabondaggio e di cospirazione politica ai danni dello Stato.

Questi reati, secondo il capo d’imputazione, erano stati consumati nella Sabina e in particolare a Montorio, Ponticelli e Scandriglia dove esisteva una comunità lazzarettista presieduta dall’arciprete Milani e diretta dall’eremita Augusto Sacconi. E’

certamente singolare che venisse avviata un’azione giudiziaria contro David Lazzaretti addebitandogli presunti crimini che sarebbero stati compiuti in un territorio dove in quegli ultimi tempi si era recato appena un paio di volte e dove esisteva una comunità che, pur ispirandosi ai principi sociali e religiosi del profeta, disponeva di un proprio gruppo dirigente che operava in maniera autonoma e responsabile.

Ma tant’è. Probabilmente, chi desiderava la rovina di David, visti inutili i tentativi delle autorità di Grosseto per incriminarlo, cercava ora di colpirlo attraverso la sottoprefettura di Rieti nella cui giurisdizione ricadeva appunto la Sabina. David raggiunse il carcere di Rieti alla fine di novembre, dopo avere brevemente soggiornato in quelli di Scansano, Grosseto, Roma e Perugia. Nel frattempo, l’avvocato Giovanni Salvi, avvertito dell’accaduto, si era subito messo in azione per ottenere la sua libertà provvisoria. Ma tutti i suoi sforzi si erano rivelati inutili; per cui, dopo un breve colloquio col prigioniero e l’accertamento che anche questa volta l’accusa si basava sulle solite delazioni e su alcune irregolarità riscontrate nei bilanci della comunità di Scandriglia, Salvi affidò la difesa di David all’avvocato reatino Francesco Ceci, mentre provvedeva ancora una volta a ospitare nella sua villa la moglie del profeta e i figli Turpino e Bianca. Da parte sua, il giudice istruttore Carlo Mentale, non troppo convinto della validità delle prove fino a quel momento raccolte contro l’imputato, ne cercava altre più serie e concrete.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.